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PsicologHESSA in trasferta a Pisa

Mobili anni settanta di bassa qualità, pareti color crema, un letto singolo nel quale non sono più abituata a dormire e la pioggia sui vetri della mia finestra. Sono a Pisa, finalmente. Il televisore obsoleto resta spento, mentre mi ambiento nella mia camera d’albergo. Ci vuole tempo per fare di un posto un luogo sicuro e accogliente, che sappia di casa, seppure per un po’. È un processo lento, fatto di profumi, colori, emozioni, sapori, legami e ricordi.

Ma ora è tempo di riposare un attimo e ricentrare le idee sui progetti immediati.

Chissà come starà la mia casina, tutta sola, con me distante che la tradisco per un mediocre alberghetto toscano. Il mio divano, la mia tv 32″, il mio stereo e il mio lettone matrimoniale comodo comodo che ormai mi conosce da quattro lunghi anni. Chissà.

È bastato alzarsi in tutta fretta, dopo una nottata semi-insonne per l’eccitazione dovuta alla novità, per far la valigia in un lampo e in meno di due ore farmi ritrovare a salire le scale della stazione centrale alla ricerca del binario 18.

È un posto incredibile la stazione centrale: se il Duce potesse vedere quanto bella e ricca è diventata oggi quella stazione, sbiancherebbe. O forse no, chissà. Una miriade infinita di negozi, bar, edicole. C’è persino un lounge bar su di una terrazza che si affaccia sui binari, con tavolini corredati da maxi-ombrelloni. Come se ce ne fosse bisogno! Sky lounge, lo chiamano.

La pioggerella non spegne l’emozione, mentre salgo le scale e mi dirigo verso l’ECS per Roma. Un sacco di gente trafelata e confusa, corre in tutte le direzioni, guardando cartelloni di orari, numeri di binari e biglietti. E poi c’é chi sta fermo. Mi fanno impazzire quelli che stanno fermi. Hanno un non so che di assurdo, immersi in cotanto frenetico movimento. Una donna, in posa plastica, quasi da top model a fine passerella, attende qualcuno immobile appoggiata al suo trolley. Poco più avanti, un uomo dall’occhio bendato, in piedi con una gamba incrociata dietro l’altra, sembra un ballerino di quei vecchi film di tiptap, in attesa che la compagna rientri magicamente da dietro le quinte. Chissá chi o cosa attendono. Buffi. Assolutamente buffi. Immobili mentre li dribblo e arrivo alla mia meta.

Il treno é già al binario. Biglietto stampato da trenitalia.it alla mano. Carrozza 5, posto 105. E il viaggio comincia. Attraverso la campagna lombarda fino al mare della Liguria e ai primi sprazzi di Toscana. Passo anche da Sestri Levante che mi strappa un sorriso tenero, pensando alla spiaggia dove più di quarant’anni fa si conobbero i miei.

Ma eccoci a Pisa. Piove, tanto per esser fortunati. Il tassista gentile, mi accompagna all’albergo e si dispera nel darmi indicazioni su cosa fare, dove cenare, raccontandomi dell’imminente smantellamento che subirà l’ospedale Santa chiara, con conseguente riqualifica ad opera di un architetto dal nome, a detta sua, tutto strano. Il portiere mi accoglie gentile. Terzo piano, stanza 43.

Decido di chiamare un’amica, dopo aver casualmente scoperto che abita poco distante, che mi fa sentire subito un po’ meno “lost in Pisa”. Basta poco per sentirsi un po’ a casa, anche a tanti km di distanza. Non sa cosa fará stasera, magari ci si incrocia più tardi. Sarebbe bello rivedere un viso noto delle mie vacanze e di momenti belli, in una città a me nuova. Chissà. Ma ora è tempo di esplorare. È tempo di farsi una doccia calda, rimettersi in ordine e andare in perlustrazione. Ho solo due giorni per scoprire se questa città mi piace oppure no, nonostante la pioggia. Quindi, basta col perdere inutilmente tempo! Buona serata a chi mi vuol bene. Io vado a dare un’occhiata in giro!

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