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Giornate di ordinaria follia nel grigiore di Milano…

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Gli ultimi giorni, dal mio ritorno a Milano in poi, sono stati qualcosa di a dir poco assurdo.
Domenica mattina. Mi alzo e vado con molto scazzo all’esame di specialità. Avevo studiato veramente poco.
Mi ritrovo in classe con tutti i miei compagni che, per un caso fortuito, avevano misteriosamente e senza una giustificazione plausibile, studiato tutti meno di me. Così mi ritrovo dalla disperazione allo stupore, mentre sento una fila di “pppsssttt” che mi chiamano e chiedono suggerimenti.
Suggerimenti a me? oggi? Ma non scherziamo!
Son giorni che dormo poco e niente, ho letto le slide e sbobinato la sera prima e se mi ricordo l’argomento dell’esame è già tanto. Ma è sulla fobia sociale, mi faccio venire in mente un diavolo di paziente fobico (benedetto lui!) e rispondo a senso alle domande e ci azzecco in pieno.
Tiro a fatica la fine della lezione. Le 8 ore più lunghe della mia vita, un sonno boia. Entro in metropolitana mentre vedo tutti i fighetti che vanno a fare aperitivo tirati e riposati, ma è il we, sono in cadorna, è domenica e non c’è da stupirsi.
Vedo il sole, i giardini del castello sforzesco che mi invitano a far due passi in lontananza, ma son troppo stanca e anche se mi rilasserebbe, finirei per addormentarmici sopra.
Entro in metro in stato comatoso, sognandomi letteralmente la doccia e il letto, c’è una calca di gente incredibile e il treno non arriva.
Che diavolo succede?!
Sento gente che urla, tutti si girano di scatto e guardano i binari in senso opposto al mio, la polizia corre come impazzita e urlano, urlano tutti. Il primo pensiero è “cribbio, non è che sei il solito simpaticone che si vuol suicidare proprio quando devo prender la metro io, vero?!” Ok sono un po’ acida, ma la stanchezza è davvero troppa.
Ma non è un suicida o se lo è, è atipico.
Vedo un uomo infatti saltare bruscamente dalla banchina sui binari, stile lepre impazzita, e correre all’interno della buia galleria in direzione del treno. “Ma quello è fuori!!” penso.
Che fine abbia fatto e cosa diavolo sia successo proprio non lo so.
Il mio treno arriva con un po’ di ritardo e non sembra esser sopravvissuto ad un suicida, dunque, rotta verso casa e relax.
Faccio per salire sull’ascensore e incrocio la solita signora di origini napoletane che abita al 3 piano. E’ una tutta elegante a modino, che incrocio sempre, caso vuole, quando l’ascensore rimane aperto a qualcuno dei piani superiori e dobbiamo attendere che il portinaio risolva la situazione. Mi dice che nella sua boutique in loreto entrano un sacco di pazzi “non saranno i miei pazienti allora!” le dico, lei scoppia a ridere e inizia a interessarsi su chi sono e cosa faccio. Finisce che mi propone di presentarmi il figlio alla prossima riunione condominiale, che per inciso è giovanissimo, ma pure carino forte. Vabeh.
Guardo heros in tv (come si fa a perderselo?!), vado a nanna e lunedì corro al lavoro. Sul pulman incrocio davvero di tutto.
C’è una maestra d’asilo davanti a me. Aria un po’ sfigatella, ma tutto sommato graziosa. Saluta una sua alunna facendo mille moine come si fa ai bambini (chissà xchè!) e dentro di me mi chiedo “ma non potevo fare anch’io un lavoro semplice semplice al posto di incasinarmi la vita coi cavoli degli altri per la mia michetta quotidiana?”
Vabeh.. Alessandra, la mia collega, lo dice sempre “io dovevo fare la parrucchiera”, dice. E io ribadicsco che giacchè far la strappapeli non mi piace, se proprio ci tiene lei fa l’estetista, io la parrucchiera e ci apriamo un bel negozio associato di bellezza.
Tanto la gente è stupida, si tiene l’ansia e la depressione, rischia il suicidio, vive male, ma mai sia che rinunci a gambe lisce e messa in piega. L’apparenza, prima di tutto.
Vado a pranzo. Un piatto al volo prima dello studio e mi ritrovo a far psicoterapia spiccia sull’entrata di un bar a una che avrò visto si e non 3 volte in tutta la mia vita, che si mette a raccontarmi dettagliatamente i cacchi suoi e le sue idee sul mondo.
“ma sarà davvero una missione questa o avrò la faccia da ditemi pure tutto di voi?” mi chiedo.
Corro in loreto, faccio due passi veloci in Buenos Aires. Molto veloci. Settimana prossima si sposa la mia migliore amica, sono la testimone e non ho ancora ne il vestito, ne il regalo. Assolutamente non nero e non bianco, mi dice.
Esattamente come dice che vuole un elefantino della thun. Che diavolo ci troverà la gente nello strapagare inutili oggettini di porcellana proprio non lo capisco, ma se le piace, vedremo di trovarlo.
Non trovo nulla di nulla. Tutto pseudo anni 70, con vestitini con bolle o rombi disegnati sopra, colori acidi e soprattutto nero.Tanto nero. E in alternativa verde. Ma non un verde normale. Un bel verde smeraldo, di quelli che ti fanno sembrare un malato terminale. Soprattutto con la mia carnagione chiara.
Decido di abbandonare la sfida, ci ritenterò. Stanchezza a mille, termino di lavorare tardi come sempre, zero voglia di cucinare e dispensa azzerata. Guardo su internet, alteredo non ha nulla di che. Chiamo mysushi, nulla di che ma almeno so cosa aspettarmi. Stamattina ritorno al lavoro. Faccio vedere a una collega non esattamente più giovane come si salva un sito tra i preferiti. Mi abbraccia, mi da un bacio e mi ringrazia come se avessi salvato il mondo. A saperlo prima!!!
Corro verso la 92 per andare in studio e mi chiama una fuori di testa che mi chiede quando le mando la tessera associativa e mi chiede se ho ricevuto i soldi. Soldi? Ma quali soldi? Ma soprattutto… quale associazione?
Se ne esce con storie deliranti sul fatto che sarei la referente di un’associazione nazionale di counselor.
Non c’è nessuno che odi più di me i counselor che per la maggiore sono millantatori incompetenti. Figuriamoci presiederne un’associazione! vabeh, ci discuto per qualche minuto e arrivo al Kotobuki.
Mi becco un gruppo di giapponesi. Non ho capito un tubo di quel che han detto ma per lo meno il pranzo è stato piacevole, soprattutto per i mille sorrisi che mi hanno fatto (ma i giapponesi non eran quelli che non sorridevano mai? mah!)
In studio il solito delirio. Il narcisista che mi parla del fatto che lui deve salvare il mondo, la coppia dove lui è triste ma non sa che lei lo tradisce, le solite cose insomma. All’improvviso una telefonata “dottoressa non posso venire tra un’ora all’appuntamento. Mi spiace, ma sono appena uscita dalla sala parto!”
Mi viene da ridere e le rispondo che mi sembra una motivazione sufficiente.
Vado nello studio a fianco, tanto per ammortizzare i tempi morti e parlo con un collega. Sarà il divano giallo del suo studio ma mi iniziano a frullare in testa talmente tante idee di promozione della professione, marketing e proposte lavorative che rimane sorpreso e si mette a scriverle, tanto per non dimenticarci. Sarà che la deprivazione da sonno rende più produttiva, chissà.
Mi chiama la mia capa, dice che c’è un congresso a Melbourne a Marzo, si può andare, ma la deadline x gli abstract è il 30 settembre. “Se ti inventi un articolo fattibile coi dati che abbiamo, stendi l’abstract, invialo e noi troviamo la casa farmaceutica che ti sponsorizza”. Mi piglia un colpo e cosa diavolo mi invento in 5 giorni scarsi?
Mi farò venire un’idea, forse. Melbourne sarebbe davvero fantastica da vedere, in marzo.
Torno a casa col solito casino, mentre in metro c’è una mamma che cazzia il figlio che ha la media del 6 in una materia, mentre nelle altre è sopra il 7.
“non ti devi adagiare” dice. Ma chi l’avrà mai inventata sta storia dello “adagiarsi”?
Ma quando lo capiranno i genitori che è meglio un figlio che prende 6 ma ha una vita sociale ed è sano, al posto di uno che vive per lo studio e poi finisce a 30 anni depresso nello studio di uno psicologo? Mah, è proprio vero che nessuno ha mai quello che vuole. Nessuno ha mai abbastanza.
Esco dai tornelli a lambrate, finalmente, con il “profumo” di pizza mundial (alias la morte certa) che arriva fin giù dalle scale.
Mi giro per sbaglio e vedo, tra i distributori di bibite e merendine nella metro, uno strano distributore. Lo guardo meglio: è un dispenser di latte fresco. Ma mi volete spiegare chi diavolo è che scende in metropolitana a lambrate per comprarsi del latte fresco?! Mah, son sempre più stranita. Storie di ordinaria follia in questo grigiore milanese.
Meglio docciarsi e uscire.
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